Donne e Sumo una nuova conquista!

Donne e Sumo una nuova conquista!

Donne e Sumo una nuova conquista!

 

 

Il Sumo é spesso associato all'immagine di uomini asiatici pesanti che indossano un perizoma. Invece, Valeria e Diana Dall'Olio, madre e figlia che fanno parte di una squadra di sumo femminile brasiliana, vogliono sfidare questa percezione e inviare un messaggio importante a tutte le donne -Pensateci su!-

Le Dall'Olio sono abituate alle persone che le considerano troppo piccole o fragili per praticare il sumo, ma queste due donne coraggiose stanno dimostrando che il sumo non ha limiti di genere o nazionalità.

Il team femminile di sumo delle Dall'Olio sta rompendo gli stereotipi e dimostrando che le donne possono eccellere in questo sport tradizionalmente maschile. Con la loro forza, determinazione e abilità, stanno dimostrando al mondo intero che il sumo femminile é una realtà da prendere sul serio.

Le Dall'Olio, madre e figlia, sono oggi un esempio ispiratore per tutte le donne che desiderano intraprendere una carriera nel mondo dello sport; sono un simbolo di perseveranza e coraggio, sfidando i pregiudizi e superando gli ostacoli lungo il loro cammino.

Ci sono molti pregiudizi. Quando dici di praticare il sumo, alcune persone pensano che devi essere grassa ", ha detto Valeria, 39 anni, mentre si prepara per una competizione in una palestra pubblica a San Paolo. “Le donne sono pochissime nelle arti marziali ad alto livello, perché sono sport che sono stati generalmente limitati ai combattenti maschili”.

Valeria, é entrata nelle arti marziali da giovane, studiando judo e jiu-jitsu, poi nel 2016, si è innamorata del sumo, che è stato portato in Brasile da immigrati giapponesi all'inizio del XX secolo.

Da subito, ha vinto molti incontri, fino al titolo nazionale brasiliano, che ha vinto per tre volte dal 2018 al 2021 nella categoria dei pesi medi tra 65 e 73 chilogrammi.

Nel 2021 ha vinto anche il campionato sudamericano.

Cerco di bilanciare le mie diverse vite: casalinga, madre di due figli e atleta. Non ho molto tempo libero", ha detto Valeria.

Il sumo professionale in Giappone é un'attività altamente ritualizzata che ha radici nella religione shintoista.

Una delle caratteristiche più controverse di questo sport é l'esclusione delle donne dalla sua pratica professionale.

Nel corso dei secoli, il sumo é stato considerato un'arte marziale maschile e alle donne é sempre stata proibita questa disciplina. Secondo la tradizione shintoista, le donne sono considerate impure o portatrici di sfortuna quindi escluse dalla pratica del sumo.

Negli ultimi anni però, ci sono stati alcuni sviluppi significativi.

In Brasile, ad esempio, é emersa questa squadra di sumo femminile composta da atlete di origine giapponese. Queste donne hanno dimostrato grande passione e dedizione per lo sport e hanno contribuito a diffondere l'amore per il sumo tra le comunità brasiliane.

Nonostante questi progressi nel sumo femminile al di fuori del Giappone, all'interno del paese la situazione rimane invariata:  le donne continuano ad essere bandite dallo sport professionale e non possono partecipare alle competizioni ufficiali.

In passato, alle donne é stato vietato di frequentare o addirittura solo toccare i lottatori di sumo. Dal 2001 però, si tiene un campionato internazionale dilettantistico di sumo femminile che ha aperto nuove opportunità.

Il team nazionale brasiliano sta crescendo costantemente e sta ottenendo risultati significativi nelle competizioni internazionali. Gli organizzatori del campionato sperano che un giorno il sumo femminile possa diventare uno sport olimpico riconosciuto a livello mondiale.

Essere autorizzate a competere é una vera vittoria per noi", ha detto Valeria “Abbiamo più spirito combattivo degli uomini, che di solito non sono abituati a combattere su tutti i fronti".

Diana, 18 anni, non ha mai avuto molto interesse nei combattimenti da ring, fino a quando non è stata attratta dal sumo, dalla sua velocità.

"La forza, la strategia. la tecnica sono l'essenza di questo sport" afferma Diana Dell'Olio.

Diana ha indossato un mawashi (perizoma caratteristico), per la prima volta nel 2019 ed ora compete nella classe leggera under 65-kg.

"Puoi sentire il pregiudizio sulla pelle" racconta Diana “molte persone dicono che le donne sono fragili, si infortunano e si ritirano, non sono adatte. Questa é una delle cose contro cui stiamo imparando a combattere. La mia generazione lo sta facendo, si sta evolvendo”.

Il Sumo sta vivendo una rapida crescita in Brasile, e secondo Oscar Morio Tsuchiya, presidente della Federazione Brasiliana Sumo, questo successo é dovuto principalmente alle donne. Secondo Tsuchiya, le donne rappresentano circa la metà dei 600 lottatori di sumo presenti nel paese.

La partecipazione delle donne al Sumo non solo ha portato ad un aumento del numero di praticanti, ma ha anche contribuito a cambiare la percezione dello sport nella società brasiliana. Le donne stanno dimostrando che possono eccellere in questa disciplina tradizionalmente maschile e stanno rompendo gli stereotipi di genere.

A causa dei rituali shintoisti, in cui le donne non potevano nemmeno andare sul ring, molti tradizionalisti erano inorriditi quando hanno iniziato a competere. Ma queste barriere sono state infrante", dichiara Tsuchiya.

 

 

Nella palestra di San Paolo, si fanno le pulizie dopo una dura giornata, in cui Diana ha vinto uno dei suoi tre incontri e Valeria ha perso il suo unico, contro la 18 volte campionessa dei pesi medi brasiliani Luciana Watanabe. La Watanabe, 37 anni, è il volto pubblico del sumo femminile in Brasile.

Condivide la sua passione per lo sport insegnandolo ai bambini di Suzano, una piccola cittadina con una grande popolazione giapponese-brasiliana, a circa 50 km da San Paolo.

"Gli uomini di solito sono quelli che insegnano il sumo"  ha detto Watanabe "ma penso di poter ispirare i bambini quando mostro loro i miei titoli. Il mio obiettivo è quello di rompere i pregiudizi. Voglio che la gente ci rispetti e rispetti di più questo sport". Poi ha aggiunto: “Troppe persone pensano ancora che sia solo uno sport per gli uomini grassi, ma il Sumo é un arte ed é per tutti, anche per noi donne”.

 

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