Le donne trans non sono una minaccia per lo sport femminile?
Le donne trans non sono una minaccia per lo sport femminile?
Per Lia Thomas (ndr. Will Thomas alla nascita), statutinense, le donne transgender non rappresentano una minaccia per lo sport femminile e questo è un punto di vista che viene condiviso da molti attivisti e sostenitori dei diritti delle persone transgender. Thomas sottolinea che le persone transgender non intraprendono la transizione per competere nello sport, ma piuttosto per vivere una vita autentica e felice, esprimendo la propria identità di genere. Per Lia è importante comprendere che ogni individuo abbia il diritto di partecipare allo sport in modo equo e inclusivo, indipendentemente dalla propria identità di genere.
La storia di Thomas è un esempio di come la transizione di genere possa avere un impatto significativo sulla vita di una persona, inclusa la sua carriera sportiva. La sua decisione di unirsi alla squadra di nuoto maschile all'Università della Pennsylvania nel 2017 è stata un passo importante per esprimere la sua identità di genere.
Durante i primi anni di università, Thomas ha affrontato una crescente depressione. Questo potrebbe essere attribuito a vari fattori, tra cui il costo emotivo ed economico della transizione stessa e i problemi che possono sorgere nel contesto sportivo.
La transizione di genere può comportare una serie di sfide per gli atleti transgender, specialmente quando si tratta di competere in categorie specifiche basate sul genere. Ci sono dibattiti in corso su come affrontare queste questioni in modo equo e inclusivo, tenendo conto delle diverse esperienze e delle differenze biologiche tra gli individui.
È importante che le organizzazioni sportive e le istituzioni educative lavorino insieme per creare ambienti sicuri e accoglienti anche per gli atleti transgender. Questo potrebbe includere politiche che consentono loro di competere nella categoria con cui si identificano o l'implementazione di categorie basate su criteri diversi da quelli del genere assegnato alla nascita?
Il dibattito è molto acceso.
È stato coraggioso da parte di Thomas aver affrontato le sue preoccupazioni e aver deciso di iniziare la terapia ormonale sostitutiva (TOS) nel 2019. La TOS è un trattamento medico che può aiutare le persone nella transizione a raggiungere gli effetti desiderati. La sua decisione di intraprendere la TOS dimostra tutto l'impegno nel perseguire la sua passione per il nuoto e lo sport che ama.
"I cambiamenti mentali ed emotivi sono avvenuti molto rapidamente. Mi sentivo molto meglio mentalmente, ero meno depressa e ho perso massa muscolare. Sono diventata molto più debole e molto più lenta in acqua" racconta Lia Thomas.
Così, seguendo i protocolli NCAA, si è presa un anno di pausa dal nuoto e si è unita alla squadra femminile della UPenn nel 2020.
A marzo, Thomas è diventatala prima atleta transgender a vincere un titolo NCAA Division Idopo aver vinto la gara femminile dei 500 metri stile libero.
Ora che ha finito l'università, punta a qualcosa di più grande.
"Il mio obiettivo è quello di nuotare alle prove olimpiche" ha dichiarato Lia Thomas, ma dal 20 giugno 2022, la FINA, la Federazione Nuoto Internazionale ha votato e vietato l'accesso ad atlete transgender nelle gare d'elite femminili.
Lia oggi ha una sola possibilità per entrare nelle gare olimpiche: gareggiare nel settore maschile.
Cosa deciderà di fare, se continuare la sua battaglia oppure tentare la strada imposta dalla federazione, lo scopriremo prossimamente. Nel frattempo le discussioni nel mondo del nuoto americano sono molto accese.