L'ultimo viaggio della Divina: addio Mabel Bocchi.
L'ultimo viaggio della Divina: addio Mabel Bocchi.
Il parquet del basket italiano si è fatto improvvisamente più buio. Il 4 dicembre 2025 ci ha lasciato Mabel Bocchi, per tutti semplicemente "la Divina". Si è spenta a 72 anni nella sua casa di San Nicola Arcella, in Calabria, stroncata in pochi mesi da una malattia inesorabile che l'ha portata via all'affetto dei suoi cari e di un intero movimento sportivo che in lei vedeva un faro.
Non se ne va solo una campionessa dai record inarrivabili, ma una donna che ha saputo cambiare la narrazione dello sport femminile in Italia, prima con le sue mani fatate sotto canestro e poi con la sua voce e la sua penna, portando il basket nelle case degli italiani quando ancora era considerato uno sport di nicchia, specialmente per le donne.
Dalla danza al dominio sotto canestro: la nascita di un mito
Nata a Parma il 26 maggio 1953, Liliana Mabel Gracielita Bocchi (questo il suo nome completo) sembrava destinata ad altri palcoscenici. Iniziò con la danza classica, ma la natura aveva in serbo per lei un altro destino: un'altezza importante (186 cm) che la costrinse a lasciare il tutù per cercare la sua strada nell'atletica e nella pallavolo, fino all'approdo al basket grazie a un'amica ad Avellino, dove la famiglia si era trasferita.
Fu l'inizio di una rivoluzione. Il suo talento cristallino la portò presto al GEAS Sesto San Giovanni, la squadra che sarebbe diventata la sua seconda pelle e con cui avrebbe scritto la storia. Negli anni '70, il GEAS di Mabel Bocchi non era solo una squadra forte: era imbattibile. Con la maglia rossonera ha conquistato ben 8 scudetti (un dominio quasi assoluto tra il 1970 e il 1978), diventando il simbolo di un basket femminile tecnico, elegante ma tremendamente efficace.
1978: L'anno che cambiò tutto
Tra i tanti trofei, uno brilla più di tutti e ha garantito a Mabel l'immortalità sportiva: la Coppa dei Campioni del 1978. In una serata storica a Nizza, il 30 marzo, il GEAS sconfisse lo Sparta Praga, regalando all'Italia la prima Coppa dei Campioni femminile di sempre in uno sport di squadra. Non era mai successo prima. Mabel fu il cuore pulsante di quell'impresa, dimostrando che il basket italiano poteva guardare negli occhi i giganti dell'Est Europa.
Con la Nazionale azzurra ha collezionato 121 presenze e 1058 punti, mettendo al collo un prezioso bronzo agli Europei del 1974. Ma fu ai Mondiali del 1975 in Colombia che il mondo si accorse davvero di lei: l'Italia arrivò quarta, ma Mabel Bocchi fu eletta miglior giocatrice del torneo (MVP) e miglior marcatrice. In quel momento, era ufficialmente la cestista più forte del pianeta.
La voce del basket: giornalista e pioniera in TV
Mabel Bocchi ha avuto il coraggio e l'intelligenza di reinventarsi quando le ginocchia hanno detto basta, ritirandosi relativamente presto, a soli 28 anni. Non si è limitata a essere un'ex atleta: ha studiato, ha imparato un nuovo mestiere e ha sfondato il muro di cristallo della televisione sportiva.
È diventata un volto familiare de "La Domenica Sportiva" sulla Rai negli anni '80, dove conduceva la rubrica dedicata al basket con competenza e un garbo che bucava lo schermo. Ha collaborato con La Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera, portando una sensibilità nuova nel racconto sportivo. La sua non era solo cronaca tecnica; era narrazione, era cultura sportiva. Nel 2007, è stata giustamente la prima giocatrice a essere inserita nella Italia Basket Hall of Fame.
L'impegno per le donne e gli ultimi anni
Non si può ricordare Mabel senza citare il suo impegno civile. È stata tra le prime a denunciare pubblicamente il divario di trattamento economico e sanitario tra atleti uomini e donne, una battaglia che oggi è più viva che mai ma che lei combatteva già quarant'anni fa. Ha collaborato con l'UISP alla stesura della "Carta dei diritti delle donne nello sport", lasciando un'eredità che va ben oltre i canestri segnati.
Negli ultimi anni aveva scelto la quiete della Calabria, a San Nicola Arcella, lontano dai riflettori ma mai dimenticata. La malattia l'ha colpita duramente negli ultimi mesi, spegnendo quel sorriso che aveva incantato generazioni.
Il presidente della FIP Gianni Petrucci l'ha ricordata come "l'amica di una vita" e ha disposto un minuto di silenzio su tutti i campi. Un atto dovuto per colei che, con una palla a spicchi in mano, ha insegnato a tante ragazze che potevano essere forti, vincenti e, soprattutto, libere.
Addio Divina. Il cielo adesso ha un nuovo centro titolare.




