Nadia Nadim dai talebani all'Unesco
Nadia Nadim dai talebani all'Unesco
Nadia Nadim, attaccante della nazionale danese di calcio femminile, nel marzo scorso è stata nominata Campione dell'Unesco, per l'educazione delle ragazze e delle donne, importante riconoscimento del suo impegno nel promuovere l'emancipazione femminile attraverso lo sport.
Nadim, oltre ad essere una talentuosa calciatrice, ha una storia personale particolarmente significativa: nata in Afghanistan, ha vissuto un'infanzia segnata dalla guerra e dalla perdita di suo padre. Successivamente, è fuggita dal paese insieme alla sua famiglia per cercare rifugio in Danimarca. Qui ha iniziato a giocare a calcio ed ha trovato nella disciplina sportiva una via di fuga e un modo per superare le difficoltà.
La nomina di Nadim sottolinea l'importanza dell'educazione delle ragazze e delle donne come strumento di emancipazione e sviluppo sociale. Attraverso il suo ruolo, avrà l'opportunità di promuovere l'accesso all'istruzione per le ragazze in tutto il mondo, contribuendo a rompere gli stereotipi di genere e a creare opportunità per un futuro migliore.
La campagna di sensibilizzazione "La sua istruzione, il nostro futuro" mira a mettere in evidenza l'importanza dell'istruzione per le donne, affrontando le sfide che ancora persistono nell'accesso all'educazione in molte parti del mondo.
La storia di Nadia è davvero eclatante.
Nata ad Herat, in Afghanistan, il 2 gennaio del 1988, Nadia ha vissuto un'infanzia segnata dalla tragedia quando suo padre, il generale Rabani dell'esercito afghano, è stato sequestrato e giustiziato nel deserto dai talebani, nel 2000. Le aveva regalato il suo primo pallone, con il quale, per dieci anni, aveva giocato di nascosto, nel suo paese. La morte tragica del padre, ha spinto la sua famiglia a lasciare il Paese in cerca di sicurezza e opportunità.
Dopo aver attraversato il Pakistan e l'Italia, la famiglia di Nadia si è stabilita in Danimarca, dove ha trovato una nuova casa ed ha ottenuto la cittadinanza. È qui che Nadia ha avuto l'opportunità di ricevere un'educazione di qualità e di perseguire i suoi sogni.
Nadia ha dimostrato una straordinaria determinazione anche nel perseguire il suo amore per il calcio, iniziando a giocare a livello giovanile in Danimarca e continuando a sviluppare le sue abilità, fino a diventare una calciatrice professionista di successo. Ha avuto l'opportunità di giocare sia nel campionato americano che in quello inglese e la sua carriera è stata caratterizzata da grandi risultati, fino all'approdo nella Nazionale danese.
Oltre alla sua carriera sportiva, si è anche laureata in medicina presso l'Università di Aarhus, dimostrando che l'educazione può essere un potente strumento per realizzare i propri obiettivi.
Nel 2018, Nadia ha pubblicato un libro in cui racconta la sua storia, offrendo un'ispirazione per le giovani ragazze che sognano di diventare calciatrici professioniste. “Il libro è un modo per condividere le mie esperienze e motivare gli altri a perseguire i propri sogni” ha detto Nadia.
Il ruolo di Nadia come ambasciatrice dell'Unesco è un riconoscimento del suo impegno nel promuovere l'istruzione e l'empowerment delle donne. La sua storia ispiratrice continua a motivare molte persone in tutto il mondo, dimostrando che con determinazione e impegno si possono raggiungere grandi traguardi sia nello sport che nella vita.
"Sono convinta che l'istruzione possa migliorare l'avvenire delle ragazze e delle donne, la loro indipendenza economica, la loro autostima e può consentire di far valere i propri diritti" ha raccontato Nadia dopo la sua nomina ed ha concluso “Se si ha il coraggio di sognare, bisogna farlo in grande”.