Sport Femminili, Transgender esclusi dalle competizioni

Sport Femminili, Transgender esclusi dalle competizioni Sport Femminili: Transgender esclusi dalle competizioni

Sport Femminili, Transgender esclusi dalle competizioni

 

 

Le Olimpiadi di Tokyo del 2020 hanno rappresentato una svolta nel mondo dello sport in quanto hanno ospitato un nutrito numero di atleti appartenenti alla comunità LGBTQI+, facilitando i coming out di molti di essi e dando un forte segnale d’inclusione anche ai transgender, coloro che hanno compiuto un percorso di transizione sessuale. Tutto questo ha scatenato parecchie polemiche e ha posto la lente d’ingrandimento su una questione fondamentale da chiarire; le atlete transgender, nate uomini e diventate successivamente donne, hanno il diritto di partecipare alle competizioni femminili? 
Per trovare le risposte necessarie, nel novembre 2022 il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha invitato tutte le federazioni internazionali a definire delle linee guida precise sui criteri di partecipazione degli atleti transgender, viste anche le continue polemiche scaturite tra i tanti addetti ai lavori che si sono divisi sul tema. Proprio durante i giochi olimpici in Giappone Laurel Hubbard è stata la prima atleta nata uomo a partecipare al torneo femminile di sollevamento pesi, un evento storico mai accaduto prima e che ha contribuito a sollevare il polverone. Un’altra atleta finita sotto i riflettori è la velocista Caster Semenya, capace di dominare la scena dell’atletica femminile per 10 anni tra Mondiali e Olimpiadi nella specialità degli 800 metri e che si è vista imporre dei limiti dai nuovi provvedimenti, Infatti, le risposte alle domande del Cio sono arrivate nel marzo 2023; L’atletica ha deciso che le atlete transgender, diventate donne dopo aver attraversato la pubertà maschile, non potranno più prender parte alle competizioni femminili. L'esclusione è totale e avviene a prescindere dal loro livello di produzione di testosterone come era disciplinato nel testo del primo provvedimento. Sulla stessa linea hanno agito le federazioni di Nuoto e di Ciclismo che, dopo lunghi e svariati test con l’ausilio di medici specializzati, hanno stabilito che nonostante un abbassamento del testosterone nel sangue, le atlete Transgender sono comunque avvantaggiate da una potenza fisica rilevante ai fini delle competizioni e non hanno più il diritto di gareggiare contro le atlete donne. I provvedimenti hanno suscitato parecchie reazioni contrastanti e Sebastian Coe, presidente della World Athletics ha voluto dire la sua per spiegarne i motivi;
"È sempre difficile prendere una posizione quando confliggono i diritti di due gruppi, ma noi abbiamo scelto di tutelare le donne. Man mano che saranno disponibili ulteriori prove, rivedremo la nostra posizione, ma crediamo che l'integrità della categoria femminile nell'atletica sia fondamentale".
A proposito di questo troviamo intelligente e innovativa l’idea del Cio, già attuata dalle federazioni di ciclismo e nuoto, di istituire delle categorie sportive “Aperte” dove chiunque può partecipare, conscio del fatto che può trovarsi ad affrontare un avversario di qualunque genere e caratteristica fisica. Sì, perché come spesso accade l’attenzione si è spostata sulle discriminazioni e sulle ripercussioni psicologiche provocate dall'esclusione dei transgender, senza concentrarsi sull’aspetto più semplice e lampante rappresentato delle palesi differenze fisiche tra maschi e femmine. Nella maggior parte degli sport la stazza, il peso e la potenza fisica giocano un ruolo troppo importante per ignorare che un uomo, fisicamente, ha un vantaggio e nel percorso di transizione alcune caratteristiche possono rimanere invariate per lunghi periodi, influenzandone le prestazioni.
Noi di ViXXen siamo nati con l’intento di raccontare le imprese di atlete femminili, supportare e difendere i diritti delle donne nel mondo sportivo, ma non per questo vogliamo essere di parte, discriminando chi decide di fare un percorso di transizione e ne ha tutto il sacrosanto diritto, piuttosto vogliamo schierarci dalla parte dello Sport, difendendone i valori e gli insegnamenti che contiene. Lo sport è la dimostrazione di come ci si può riscattare, vincere e allo stesso tempo rispettare l’avversario, ma per esistere ha bisogno di equità. Un’imparzialità da parte degli arbitri che dirigono le partite e un’uguaglianza degli interpreti sul campo che, come sono obbligati a non poter assumere sostanze dopanti, non dovrebbero nemmeno essere avvantaggiati da quelle caratteristiche che madre natura ha sapientemente diviso tra i due generi. Battersi e vincere con un avversario sapendo di aver giocato ad armi pari, rimane una delle soddisfazioni più grandi che supera di gran lunga la vittoria stessa. 

 

 

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