Erika Maran: Presidente, anima e cuore del Vicenza Calcio Femminile
Erika Maran: Presidente, anima e cuore del Vicenza Calcio Femminile Erika Maran: Presidente, anima e cuore del Vicenza Calcio Femminile
Se vi piace il calcio femminile o volete semplicemente avere informazioni riguardo l'esistenza di una Presidente di club, Google potrebbe venirvi incontro menzionando “Erika Maran, figura di spicco alla presidenza del Vicenza Calcio Femminile nonché Presidente della Commissione Provinciale per le Pari Opportunità di Vicenza. Una carriera di Counselor di Imprese”. Asetticamente le informazioni sono queste, ma nella vita di Erika c'é molto di più: a breve, capirete perché. E' sicuramente una donna dinamica e soprattutto lungimirante, “visionaria mi dicono a volte”. Lei é l'anima, l'essenza, il motore principale di una realtà del tutto unica nel panorama del calcio femminile, quel calcio che l'ha sempre appassionata. Sì perchè dal giugno di quest'anno il fondo britannico AIX Capital Holdings LTD. ha ufficializzato un importante investimento nel Vicenza Calcio Femminile, acquisendo il 51% delle quote della società, importantissima svolta internazionale per una squadra di club femminile. Erika Maran é l'artefice di questa acquisizione e resta la figura centrale, conservando il 25% nella nuova struttura societaria oltre alla guida del club. Il progetto è molto ambizioso e ha portato anche all'ingaggio di un nuovo allenatore di spicco per la formazione che milita in Serie C, quel Fabio Viviani, ex colonna del Lanerossi Vicenza con il quale vinse la Coppa Italia nel 1997.
Erika Maran l'abbiamo incontrata, per saperne un po' più di lei e di questa svolta epocale per il calcio femminile vicentino e nazionale.
Erika, a questo punto Presidente o Presidentessa?
Presidente, grazie.
Per il quinto anno ormai, il calcio quindi come passione imprescindibile.
Sono tifosa da quando avevo 4 anni, quando andavo già a vedere il Lanerossi Vicenza con mio papà. Aveva due femmine per cui una almeno doveva catechizzarla! Così, danza classica durante la settimana e lo stadio alla domenica. Poi papà è stato anche dirigente nel calcio dilettantistico, attività dove lo seguivo spesso.
Come consulente per le imprese mi è capitato di seguire la parte finanziaria di alcuni club, fino all'arrivo del Vicenza Calcio che mi chiese di occuparmi della parte femminile, per dare una visione diversa all'attività ed eccomi qua.
Come si concilia la gestione delle atlete tra l'attività ludica e l'entrata nel calcio semiprofessionistico, che ha delle dinamiche diverse da quelle propriamente dilettantistiche.
Questo credo sia il paradosso più grande del calcio femminile, dove la parte dilettantistica sembra principale nell'immaginario collettivo, mentre alle ragazze, nella realtà, chiedi un approccio professionistico. La prima squadra disputa la Serie C come il calcio maschile della città, ma la parte finanziaria però è diversa. Certo anche l'indotto è diverso e, per ora, anche l'attenzione mediatica è diversa. Però, tu chiedi alle tue calciatrici qualcosa che stride con quello che è l'idea comune, la collocazione sportiva o anche il supporto della lega Nazionale Dilettanti. Dilettanti loro non sono, ma le devi sostenere, anche sotto il piano morale e logistico per esempio. Alcune sono persone che lavorano sì, con i loro problemi, ma che devono fare 4 allenamenti a settimana visto il campionato che affrontano e magari arrivano da fuori regione. Abbiamo atlete in convivenza in città per poter permettere loro di giocare e non dover fare avanti e indietro dalla loro normale residenza. Vanno sorrette, anche nella vita di tutti i giorni fuori dal campo. L'importanza di esserci a tutto tondo, come società, l'ho imparata in questi 4 anni di presidenza. Inizio il quinto e ritengo sempre più che si debbano accompagnare le calciatrici nella loro crescita, nei rapporti con la famiglia, nelle difficoltà lavorative, nelle loro relazioni sportive, nel “cosa voglio fare da grande”.
Che obiettivi ti prefiggi per i prossimi anni?
L'obiettivo principale è quello di creare un gruppo coeso e promuovere una cultura sportiva nella gestione di se stesse. Quello di cui ci siamo accorti, io con i miei collaboratori, è la forte esigenza di formare una competenza sportiva a tutto tondo. Faccio un esempio: nei rapporti con i “procuratori” di cui alcune di loro sentono l'esigenza di avvalersi, dove spesso non conoscono i loro diritti e nemmeno i loro doveri verso il club. Se scelgono di fare calcio ad un certo livello è necessario che conoscano perfettamente la gestione della loro attività che comprende molti campi, dalla salute ai contratti. I “decide lui per me” non deve più esistere. A livello semiprofessionistico le cose cambiano rispetto ad una partecipazione dilettantistica. I maschi sono stati più informati e abituati fin da giovanissimi. Da Presidente, per il loro bene, penso sia ora che anche le donne siano informate a dovere ed una delle prime cose che faremo prossimamente sarà dare il via ad una serie di incontri su questi argomenti.
Le iniziative per avvicinare le bambine al calcio femminile. Se non sbaglio voi volete una “cantera”, cioè un vivaio stile grandi club esteri.
Abbiamo fatto degli “open day” ed è il primo anno in cui arrivano tante ragazze, come mai è stato. Lavoreremo molto nelle scuole e come comunicazione. A Grisignano di Zocco (ndr. Comune limitrofo a Vicenza) abbiamo portato avanti un discorso che ha a che fare con la socialità, l'inclusione, ma anche con il supporto logistico dato che potremo usare lo stadio di Grisignano come stadio delle nostre partite in casa il che, vista la struttura, é una cosa stupenda.
Sì vogliamo il vivaio, un percorso che porti alla prima squadra anche quando magari non saremo, speriamo, più in Serie C ma in campionati prestigiosi.
Esiste un -trait d'union- tra il tuo ruolo di Presidente nel calcio e quello di Presidente Provinciale delle Pari Opportunità?
La questione pari opportunità é molto delicata e la sto vivendo in modo intenso, insieme agli altri membri della Commissione. Stiamo lavorando in molte direzioni compresa quella sportiva, sfruttando appunto il fatto che come Presidente di una società ho un po' di esperienza e conosco la realtà peculiare. Lavoriamo molto sulla strada del dare una via comune anche gli altri sport, con studi di sostenibilità sociale e aiuti economici. Non solo calcio quindi, ma tutto lo sport femminile in generale.
Su cosa bisogna lavorare ancora molto nello sport femminile e su cosa c'è stato un miglioramento negli ultimi anni?
Come società stiamo già lavorando su di un incontro -ad hoc- che secondo noi è basilare. Si tratta di un colloquio mensile con le ragazze dall'Under15 in su, non per le questioni di campo, di cui si occupano i tecnici, ma sul semplice fatto di chiedere “come stai”.
Troviamo importantissimo sapere come si trovano con noi in un momento fondamentale per la crescita; come sappiamo, tante abbandonano lo sport prima o durante la pubertà. Qui viene fuori la mia anima matematica e meno romantica: le statistiche e l'esperienza ci dicono che molti problemi nascono anche nelle famiglie, specie per sport ritenuti “maschili”. Così vediamo se possiamo essere d'aiuto e creare punti di incontro in caso di necessità. Inutile puntare solo il dito verso gli atteggiamenti inopportuni oppure ignorare problemi che esistono, ultimamente in larga parte. Cerchiamo di creare qualcosa, un punto di riferimento per le atlete che sarà poi replicabile magari da altre società sportive. Magari dicendo “noi abbiamo fatto questo, ha funzionato, se volete siamo a disposizione per spiegare”.
Problemi che queste generazioni si trovano ad affrontare pesantemente fuori dall'ambito della famiglia: con il body-shaming ed altre “aggressioni” del pubblico durante le partite: a che punto siamo?
Diciamo che il tifo sugli spalti del calcio femminile è un tifo al 90% sano, positivo. Si incita senza offendere gli altri. Gli unici problemi, pensa, li abbiamo avuti quando con il settore giovanile abbiamo giocato con squadre maschili!! Non vale nemmeno la pena di raccontare, mi fanno compassione...........Tra squadre femminili come pubblico ci si sostiene e con i genitori si fa poi il “terzo tempo” tutti assieme. Il disagio vero é provocato dai social purtroppo, dove gli haters spesso nascosti da profili falsi, cercano di colpire. La cosa bella che abbiamo organizzato, è però che le ragazze vengono a dircelo e insieme riusciamo a sdrammmatizzare e tutelarle emotivamente. Fin'ora tutto ok.
Ovviamente non possiamo non parlare della nuova proprietà, quella Aix Capital Holdings LTD. che fa tanto pensare istintivamente al calcio maschile ricco.
Allora....siamo in Serie C, ma ho appena finito una call dove scherzando, ma non troppo, il CEO di AIX C.H. LTD.ha detto al nostro Mister “I want to go in Champions League”. Questo ti fa già capire la pressione. E' andata così: il mio progetto è stato presentato al Forum Internazionale del Calcio Femminile di Bilbao (ndr. il Women's Football Week a marzo) e loro mi hanno contattata nonostante avessero gli occhi anche su prestigiosi club di Serie A femminile. Io sono in profondo imbarazzo, sul serio (ndr. ti prego di scriverlo questo!!), perchè AiX ha scelto la mia visione e hanno scelto me come persona. Una donna descritta a volte come esuberante, sopra le righe, per qualcuno antipatica, spesso “visionaria” è piaciuta. Anzi, hanno voluto proprio darmi della “visionaria” e specificato che vogliono le mie idee, il mio pensiero, la mia progettualità. Vogliono un bel rapporto con il territorio e investire non solo nel calcio femminile Vicenza, ma proprio in Vicenza come tessuto industriale, commerciale, sociale, turistico.
Hai una realtà che in Italia non esiste....
La proprietà intende investire nella città, conoscere le persone, sfruttare la grande capacità attrattiva nel turismo, ancora poco valorizzata. E' stupendo e per niente scontato: forse sono meravigliosamente “visionari” anche loro.
Veniamo al tuo ruolo: quale il messaggio che vorresti la gente apprezzasse come Presidente del Vicenza Calcio Femminile.
Vorrei che le persone capissero, al di là della mia persona, il grande valore che il Vicenza Calcio Femminile rappresenta. Ho investito tutta me stessa in questo progetto, perchè sono una donna che crede in queste ragazze, nella loro crescita, perchè sono persone alle quali dobbiamo cercare di dare un bel futuro, magari un grande futuro. Vorrei che si comprendesse che sono impegnata profondamente per loro, non per me, per loro che potrebbero essere le mie figlie o le mie sorelle, per il loro bene e soprattutto per quello che potranno essere nella loro vita. Questo è il mio messaggio: grande passione e grande amore per queste piccole grandi donne del futuro.