Gender gap: nello sport italiano sta andando così

Gender gap: nello sport italiano sta andando così

Gender gap: nello sport italiano sta andando così

 

 

Il gender gap in Italia, nello sport, non ha più bisogno di molte parole: noi di Vixxen.it ne abbiamo parlato varie volte, descrivendo la situazione in vari Paesi e globalmente.

Vediamo ora in Italia com'è la situazione, con alcuni dati oggettivi.

Lasciamo a voi lettori l'analisi su quello che è la posizione italiana, su quanto e su cosa ci sia da fare.

Sul "chi lo debba fare", sappiamo che una società cambia a partire da chi la governa: le leggi iniziano ad esserci, ora il mondo che ruota attorno allo sport femminile deve darsi una mossa.

 

- In Italia, su 44 Federazioni Sportive, c'è solo una donna ai vertici, Antonella Granata, prima storica Presidente di una Federazione Sportiva Nazionale (quella dello Squash). Recentemente sono salite da 4 a 13 le Vicepresidenti di Federazione, ma il numero di donne con effettivo potere decisionale resta ancora molto basso.

- In Europa, la situazione è altrettanto critica, con solo una donna Presidente di Federazione (Hockey) contro 27 uomini.

- Il CIO si sta impegnando sul tema della parità di genere, dichiarando l'obiettivo della parità di genere agli imminenti Giochi Olimpici di Parigi, dopo aver raggiunto il 49% di atlete donne a Tokyo 2020.

- Nonostante una crescita significativa negli ultimi 10 anni, permane un gender gap nello sport praticato: tra i 15-17 anni, la quota di ragazze che fa attività fisica è 44,6% contro il 58,4% dei ragazzi.

- Il calcio è lo sport che ha registrato un forte aumento di visibilità femminile in Italia, anche dopo il Mondiale del 2019. Gli sport invernali vedono atlete italiane come indiscusse protagoniste.

- Permane però un divario retributivo (gender pay gap) tra atlete donne e atleti uomini, dovuto a fattori culturali e mediatici che non danno adeguata visibilità ai risultati e alle performance delle sportive.

- In Italia, l'attività sportiva è regolamentata dallo Stato e dalle Regioni in base all'art. 117 della Costituzione, che demanda alle Regioni la "rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne vita sociale, culturale ed economica".

- L'art. 117 della Costituzione italiana menziona l'ordinamento sportivo come materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni, senza occuparsi dell'attività sportiva in sé. Nella pratica, la gestione dello sport è affidata a Federazioni ed Enti.

- Con l'introduzione del nuovo comma nell'art. 33 della Costituzione, lo sport viene riconosciuto come valore costituzionalmente tutelato, per il suo valore educativo e sociale e per l'importanza per il benessere psicofisico.

Quindi i margini per poter agire secondo legge ci sono.

 

L'attività sportiva rappresenta un momento di aggregazione, socializzazione e integrazione, potendo contrastare comportamenti xenofobi e razzisti. Questo riconoscimento costituzionale dovrebbe comportare un impegno da parte dello Stato per garantire il diritto di accesso allo sport.

Tuttavia, permane un gender gap nello sport, con discriminazioni che condizionano l'educazione e le carriere delle atlete donne. È necessario un intervento delle istituzioni, attraverso una normativa adeguata, per eliminare gli ostacoli e migliorare l'equilibrio di genere nelle organizzazioni sportive

Lo Stato italiano deve quindi assumere iniziative concrete per garantire il diritto di accesso allo sport, considerando la pratica sportiva come strumento di tutela e sviluppo della salute e della formazione personale e sociale dei giovani. È fondamentale che le istituzioni intervengano per eliminare le discriminazioni di genere ancora presenti nello sport. Il gender gap nello sport rimane un problema significativo che richiede l'impegno attraverso una normativa adeguata, al fine di migliorare l'equilibrio di genere nelle organizzazioni sportive e nelle posizioni di leadership.

Il bandolo della matassa, alla fine, è tutto qui.

 

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