Scontro tra Scienza e Scienza Ideologica: l'incontro Carini-Khelif
Scontro tra Scienza e Scienza Ideologica: l'incontro Carini-Khelif
L'attesissimo incontro tra la pugile italiana Angela Carini e la pugile (almeno per il Comitato Internazionale Olimpico) algerina Imane Khelif si è concluso anzitempo, con l'abbandono dell'italiana dopo circa 46 secondi nel primo round. Un evento che ha fatto rumore non solo negli ambienti sportivi, ma anche in quelli politici e sociali, innescando un dibattito acceso sulle questioni di genere e sull'identità sessuale nello sport.
Al centro della polemica, la questione dell'assegnazione di genere a Khelif. Sottoposto a test del DNA, il pugile algerino (almeno per l'International Boxing Associaton) è risultato portatore del cromosoma XY, tipico del sesso maschile. Tuttavia, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) lo riconosce come donna, mentre l'International Boxing Association (IBA) lo considera uomo. Questa discrepanza ha generato un profondo scontro tra i vertici delle due organizzazioni, con il presidente del CIO, Thomas Bach, e quello dell'IBA, Umar Kremlev, che si accusano reciprocamente di interferenze e di voler manipolare le regole a proprio vantaggio.
La vicenda ha rapidamente assunto i contorni di una battaglia ideologica in Italia, con la sinistra che si schiera a favore di Khelif, sostenendo il diritto delle persone transgender a competere nelle categorie femminili, ma anche dell'effettivo sesso femminile dell'atleta; la destra appoggia Carini, denunciando un presunto tentativo di annullare le differenze biologiche a vantaggio di una visione ideologica del genere.
Un dibattito polarizzato insomma.
In questo clima di scontro, la discussione sulle opportunità di gareggiare per le persone transgender nello sport sembra essersi arenata. Al posto di un confronto serio e costruttivo sulle implicazioni scientifiche, etiche e sociali di questa questione, assistiamo a una polarizzazione crescente e ad una strumentalizzazione politica.
Le domande aperte sono:
Quali sono i criteri scientifici oggettivi per determinare il genere di un atleta?
Fino a che punto le differenze biologiche influenzano le prestazioni sportive?
È giusto che atleti con caratteristiche fisiche significativamente diverse competano nella stessa categoria?
Come conciliare il diritto alla partecipazione sportiva con la necessità di garantire la parità di opportunità?
La vicenda ci ricorda che lo sport, oltre ad essere uno strumento di aggregazione e di superamento dei propri limiti, può essere anche un terreno fertile per lo scontro ideologico. È fondamentale che la comunità scientifica, le istituzioni sportive e la società civile nel suo complesso si impegnino per trovare soluzioni equilibrate e rispettose dei diritti di tutti, al di là delle appartenenze.
Dobbiamo però, fare un salto indietro e porre questa vicenda all'interno di altre che si protraggono da almeno 4 anni.
L'International Boxing Association (IBA), dopo aver subito sanzioni da parte del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) in seguito alle polemiche legate ai Giochi Olimpici di Tokyo, ha lanciato un attacco frontale contro l'organismo olimpico.
Al centro della disputa, le accuse di corruzione mosse dal presidente dell'IBA, Umar Kremlev, nei confronti del presidente del CIO, Thomas Bach. Kremlev ha pubblicamente accusato Bach di appropriarsi indebitamente dei fondi destinati agli atleti, scatenando un vero e proprio terremoto nel panorama sportivo internazionale.
Le tensioni tra IBA e CIO sono in atto da tempo, ma si sono acuite dopo le decisioni prese dal CIO in merito alla boxe ai Giochi di Tokyo. Le polemiche riguardavano principalmente questioni di governance e di integrità dell'IBA, che avevano portato il CIO a limitare la partecipazione degli atleti russi e bielorussi.
La risposta dell'IBA è stata veemente, con Kremlev che ha più volte criticato le decisioni del CIO e ha accusato l'organismo olimpico di interferire negli affari interni della federazione internazionale di boxe. Le nuove accuse di corruzione hanno rappresentato un'escalation senza precedenti in questo conflitto.
Le conseguenze di questo scontro potrebbero essere significative per il futuro della boxe ai Giochi Olimpici.
Inoltre, le accuse di corruzione mosse da Kremlev potrebbero avere ripercussioni a livello internazionale, con possibili indagini da parte delle autorità competenti.
La comunità sportiva internazionale ha reagito con sorpresa e preoccupazione alle dichiarazioni di Kremlev. Molti atleti e federazioni nazionali hanno espresso la loro preoccupazione per il futuro della boxe e hanno chiesto un intervento deciso da parte del CIO.
Il CIO, dal canto suo, ha respinto con forza le accuse di corruzione e ha ribadito la sua determinazione a garantire l'integrità dello sport.
Lo scontro tra IBA e CIO rappresenta attualmente una nuova e preoccupante pagina nella storia della boxe. Le accuse di corruzione e le tensioni tra i due organismi stanno mettendo a rischio il futuro della disciplina ai Giochi Olimpici e gettano un'ombra sull'intero movimento.
Il CIO ha già messo al bando l'IBA ed ha invitato tutte le Federazioni ad entrare nel World Boxing, nuova entità creata (ad hoc) anche con l'aiuto del CIO, appunto, per sostituire la vecchia istituzione della boxe mondiale.
E noi? La Federazione Italiana ha deciso di uscire dall'IBA il 29 luglio scorso ed entrare nella World Boxing, proprio in vista delle prossime Olimpiadi in USA.
Quindi, a causa del disconoscimento dell'IBA da parte del CIO, la Federazione Internazionale NON è stata coinvolta né nell'organizzazione, né nelle qualificazioni alla fase finale.
Il tutto è stato svolto da unità diverse facenti sempre capo al CIO.
Addirittura la boxe non è ancora presente nel plaining di Los Angeles 2028, perchè non tutte le Federazioni nazionali vogliono uscire dall'IBA per cui il CIO non può organizzare tornei propedeutici alle Olimpiadi prossime.
In questo "affaire" gigantesco ecco entrare la partecipazione dei due o delle due pugili escluse dall'IBA dai mondiali di boxe, con l'accusa di essere parte di una truffa di genere ordita dal CIO e obbligo del test cromosomico risultato, secondo l'IBA, inequivocabilmente XY, cioè maschile.
Pare quasi scontato che escludendo l'IBA da organizzazione e qualifiche a Paris 2024, le due atlete siano rientrate in gara secondo criteri ormonali, di passaporto e licenza dimostrabile.
In realtà quindi, lo scontro politico/ideologico tutto italiano fa un po' sorridere dinanzi al “casino” (lasciatemi il francesismo visto che siamo idealmente in Francia) a livello mondiale nel quale la nostra Angela Carini, Imane Khelif e, non dimentichiamolo, l'altra pugile transgender Lin Yu-ting di Taipei che domani 2 agosto sarà sul ring, si sono letteramente trovati scaraventati nel mezzo.
Il danno più grande è che da un lato una donna venga privata dell'equità e della possibilità di combattere ad armi pari, perchè la scienza ha più volte dimostrato che ad armi pari in questi sport non ci si trova, e dall'altro una grande prevaricazione e forse ingiusta gogna mediatica per chi, per scelta personale, è costretta a pagare per qualcosa che nessuno si sta prodigando a regolamentare in “entrata”, ma solo in uscita.
Lo sport è un bene che deve essere alla portata di tutti. Se qualcuno è maschio o femmina non importa, deve comunque poterne usufruire ed avere le giuste regole che accompagnano.
Per l'equità di genere abbiamo le categorie di peso, di età, di possibilità fisiche. Bebe Vio non gareggia contro la Errigo e nessuno si indigna.
Sarebbe ora di sedersi ad un tavolo, magari di creare una task force che inizi a pensare di includere tutti nel modo corretto.
Civiltà vuol dire questo; non vuol dire essere contro i diritti delle donne per ideologia cieca e politically correct incartato come una baguette sotto l'ascella, né vuol dire estremismo e luoghi comuni cinici e beceri per escludere qualcuno considerato “diverso”.
Nè uno né l'altro significheranno mai UGUAGLIANZA.