Uguaglianza e donne nello sport

Uguaglianza e donne nello sport

Uguaglianza e donne nello sport

 

 

Nel passato le donne sono state spesso considerate deboli, emotive e poco competitive nello sport. Tuttavia, negli ultimi decenni, hanno dimostrato di poter competere a livello internazionale in molte discipline sportive.

Negli anni Settanta e Ottanta, molte donne hanno iniziato a praticare sport tradizionalmente considerati "maschili", come il calcio, il rugby e il pugilato. Questo ha contribuito a rompere gli stereotipi di genere e a dimostrare che possono essere altrettanto forti e competitive degli uomini.

L'emancipazione femminile nello sport è stata un processo lungo e complesso, ma oggi le donne sono presenti in tutte le discipline sportive e hanno raggiunto risultati straordinari, pensiamo alle tenniste come Serena Williams o alle atlete olimpiche come Simone Biles.

Sicuramente ogni individuo è unico e non si possono generalizzare caratteristiche come la debolezza o l'emozionalità in base al genere. Le donne possono essere tanto forti, competitive ed emotive quanto gli uomini, se non di più.

Nel XVII secolo nacque la Società Ginnastica di Torino, precisamente nel 1844, con l'obiettivo di integrare la ginnastica nel sistema educativofu un passo significativo per il riconoscimento e l'inclusione dello sport femminile nella società moderna.

Durante il Novecento, ci sono stati importanti cambiamenti per le donne nel mondo dello sport: alcune donne hanno avuto l'opportunità di partecipare in modo non ufficiale a gare di tennis, croquet, golf e vela alle Olimpiadi di Parigi. Nel 1921 si sono tenuti i primi Mondiali Femminili a Montecarlo, segnando un passo avanti nella promozione dello sport femminile. Successivamente, nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, le donne sono state ammesse alle gare di atletica, consentendo loro di competere a livello internazionale. Nel 1936, a Berlino, sono state istituite competizioni femminili anche nei principali ambiti principali.

La storia di Kathy Switzer è invece davvero emblematica per il contesto sportivo dell'emancipazione femminile.

Nel 1967 la Switzer partecipò alla maratona di Boston, nonostante il regolamento che impediva alle atlete di prendere parte a questa competizione. La maratona, con il suo percorso di 26 miglia, era considerata un'impresa troppo ardua per una donna.

Switzer riuscì a partecipare alla maratona grazie a uno stratagemma: si iscrisse utilizzando solo le sue iniziali, K.V. Switzer, senza specificare il suo genere. Durante la gara, i giudici cercarono di fermarla, ma Switzer continuò a correre e completò la maratona nonostante gli ostacoli e le critiche, anche con l'aiuto di alcuni concorrenti che si opposero al suo allontanamento.

L'episodio di Kathy Switzer contribuì a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza dell'emancipazione femminile nello sport. .

Negli anni Settanta e Ottanta, in Occidente, si diffuse l'aerobica e il fitness che portarono ad una rivoluzione nella percezione del corpo femminile. Queste discipline hanno contribuito a promuovere l'importanza dell'attività fisica per la salute e il benessere delle donne, incoraggiando una maggiore consapevolezza del proprio corpo e della propria forza. L'aerobica e il fitness sono poi diventati strumenti riconosciuti per migliorare la forma fisica, aumentare l'energia e promuovere l'autostima delle donne. Questo cambiamento culturale ha avuto un impatto significativo sulla società, aprendo nuove opportunità nel campo dello sport.

Quindi, apparve sulla scena sportiva mondiale Martina Navratilova, senza dubbio una delle più grandi tenniste di tutti i tempi. Nata in Cecoslovacchia e poi naturalizzata statunitense, ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del tennis e non solo. La sua inclusione nella International Tennis Hall of Fame nel 2000 è il riconoscimento del suo straordinario talento e delle sue numerose vittorie.

Navratilova detiene ancora oggi numerosi record: ha vinto ben 59 titoli del Grande Slam, un risultato impressionante che la colloca tra le giocatrici più vincenti di sempre. Ciò che rende ancora più straordinario il suo palmares è il fatto che sia riuscita a primeggiare in tutte le specialità con una versatilità e una padronanza del gioco senza precedenti ed anche per la sua omosessualità dichiarata.

Mentre Billie Jean King lottava duramente per nascondere la sua omosessualità, affermando poi nel 2004 che rivelare il suo orientamento sessuale è stata la battaglia più difficile della sua vita, Martina Navratilova aspettava solo il passaporto statunitense che la liberasse dal regime comunista del suo Paese, per parlarne al mondo. L'unico impedimento era la Avon, lo sponsor, che minacciò di abbandonarla se avesse fatto coming out.

Lei lo confidò questo problema ad un amico giornalista, pregandolo di tacere. Il 30 luglio del 1981, l'articolo sulla sua omosessualità, uscì sul Daily News e Martina diventò la prima atleta professionista a dichiararsi. Avon rimase al suo fianco.

Istantaneamente la Navratilova divenne il modello assouluto degli anni 80 per le atlete affermate e quelle omosessuali. Il mondo dello sport femminile cambiò da quel momento.

Cambiamento molto lento e ancora in atto, dove le uguaglianze economiche, mediatiche, nei progetti delle nuove strutture, nel pensare il materiale tecnico, nel redigere plaining di allenamento, sugli studi nella medicina dello sport applicata alla fisiologia femminile, sono ancora in corso di raggiungimento per alcune e lontane dal traguardo per altre.

Auspichiamo che al di là di tutte le ideologie e le strumentalizzazioni politiche, questo cammino non si arresti mai più e gli obiettivi vengano raggiunti in fretta, a  favore delle nuove generazioni.

Per uscire da una parte del medioevo, in cui l'Umanità ancora naviga, su molti temi.

 

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